Pagina:Guicciardini, Francesco – Storie fiorentine dal 1378 al 1509, 1931 – BEIC 1849436.djvu/208

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Poi che e’ franzesi furono levati da campo da Pisa e partiti ultimamente de’ terreni nostri, e noi da altro canto spogliati di gente e riputazione e disordinati di danari, perché el popolo stracco di tante spese e disperato di ogni buono successo, non voleva vincere alcuna provisione di danari, e’ pisani cominciorono a scorrere el contado di Pisa; per la qual cosa chi era a guardia di Librafatta e del bastione della Ventura, bastione fortissimo, avendo carestia di vettovaglie, e cosi di qualche munizione, ne dettone piú volte aviso a Firenze; ed erano e’ mancamenti loro si piccoli, che con dugento o trecento ducati si potevano riparare. Ma la signoria, che ne era gonfaloniere di giustizia Piero Gualterotti, uomo da poco nelle cose dello stato, e de’ signori tra gli altri p’ilippo Buondelmonti, Piero Adimari, Piero Panciatichi e Piero di Niccolò Ardinghelli, non vi providono, e vollono piú tosto alcuni di loro rimborsarsi di certa somma di danari che avevano prestati al commune, che soccorrere quegli luoghi acquistati e fatti con grandissima spesa e perdita di tempo. In forma che andandovi e’ pisani a campo, quegli di drento mancando loro vettovaglie ed altre cose necessarie a difesa, si arrenderono; ed e’ pisani avuta questa vittoria, si riserborono Librafatta ed el bastione disfeciono e rovinorono insino a’ fondamenti. E cosi disordinandosi lo stato nostro, successe a tempo de’ medesimi signori un altro maggiore inconveniente. E la cittá di Pistoia divisa antichissimamente in due parti: Panciatichi e Cancellieri; e’ quali sendo famiglie nobilissime avevono infetta e macchiato delle loro divisione tutta la cittá ed el contado, in modo che tra loro ed e’ seguaci erano state piú volte uccisione grandissime e cacciate ora dell’una parte ora dell’altra; in forma che questi odi ed acerbitá erano doppo el corso di molti anni e di molte offese diventati in loro si naturali, che eziandio poi che perderono la loro libertá e vennono sotto la iurisdizione fiorentina, si continuorono, non ostante che, avendo perduto la amministrazione della cittá, fussi in parte cessata la materia per la quale gli uomini sogliono contendere. Ed avendo nelle loro quistione a ricorrere a Firenze,