Pagina:Guicciardini, Francesco – Storie fiorentine dal 1378 al 1509, 1931 – BEIC 1849436.djvu/223

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ci trovavamo sanza soldati e sanza forze e sanza dependenzia di potentato alcuno che ci potessi difendere, ed e converso si vedeva essere in sull’arme e potentissimo el duca Valentino signore di Romagna e di Piombino, ambizioso ed inimico nostro e che aveva occasione di nuocerci per non avere noi osservatagli quella condotta che si era fatta per necessitá; e con lui in condotte ed intelligenzia stretta e’ Vitelli, gli Orsini, Giampaolo Baglioni, lo stato di Siena e tutta quella fazione. Aggiugnevasi lo essere fuora e’ Medici, e’ quali intendendo la mala disposizione del papa e del re ed e’ disordini nostri, tenevano strette pratiche con l’uno e con l’altro, promettendo somme grandi di danari se fussino restituiti in casa; ed a questi effetti si trovava Giuliano in Francia.

Le quali cose conosciute molto innanzi da savi cittadini, erano state cagione che loro avevano un pezzo innanzi desiderato che si facessi di nuovo qualche appuntamento col re; ma la moltitudine che era stracca dello spendere ed inoltre male disposta e contenta del re, non conoscendo da se medesima e’ pericoli e non prestando fede a altri, non ne aveva mai voluto udire nulla; pure ora allargandosi e multiplicando tutto di e’ pericoli nostri, conscendeva piú facilmente. E perché si sapeva quanto monsignore di Roano poteva nel re, e che, acconcio lui, era acconcio ogni cosa, però vi fu mandati a trattare seco a Milano e’ sopradetti imbasciadori, e’ quali non feciono conclusione, perché Roano con varie cagioni differí tanto, che ebbe a tornare in Francia, dove lo seguitorono, oratori nuovi per la cittá, monsignore de’ Soderini e Luca d’Antonio degli Albizzi, e’ quali ebbono un maneggio molto difficile per la ingordigia che era in Francia e le contradizione che avavamo di Italia. In modo che dove si credette facessino in prima giunta apuntamento, furono da Lione rimessi a Bles, a Bles dondolati con varie scuse, tanto che vi consumarono in vano circa a otto mesi senza avere mai una buona parola, anzi ributtati sempre con modi villani dal re, dal Roano e da tutta la corte, e fatto in presenzia loro carezze e date lunghe audienze a Giuliano de’ Medici, el quale