Pagina:Guicciardini, Francesco – Storie fiorentine dal 1378 al 1509, 1931 – BEIC 1849436.djvu/266

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Aggiunsesi di poi che el Valentino, el quale aveva a andare nel reame in aiuto de’ frames i, differí tanto con varie cagioni la andata, che e’ seguitò el disordine detto di sopra; del quale el papa e lui si rallegrorono assai, giudicando che questa mutazione fussi a suo proposito. Per la qual cosa el re insospettito che non si accordassino con Ispagna, fece concetto che aparterrebbe molto a sua sicurtá degli stati di Italia potersi valere di Toscana; e però disegnò di fare una unione di Firenze, Siena e Bologna. Ed a questo effetto avendone conferito colla cittá e fatto che la prestò favore a questa opera, fece ritornare Pandolfo Pctrucci al governo di Siena: la quale cosa fu facile perché e’ sanesi amici di Pandolfo, in mano de’ quali era lo stato, come ebbono intesa la voluntá del re ed el favore che arebbono dalla cittá, posto da canto la paura del papa e Valentino, pacificamente e sanza alcuno tumulto lo ritnessono in Siena. E lui prima promesse caldamente al re ed alla cittá, che come fussi tornato restituirebbe Montepulciano; di che non fece nulla, allegando massime non essere in potestá sua, perché el popolo non lo consentirebbe mai, e però bisognare aspettare qualche occasione, la quale come venisse, lui eseguirebbe volentieri; e cosi in questa cavillazione differí tanto, che e’ si mutorono le condizione de’ tempi. In questo tempo la cittá, ristretto lo esercito suo, si volse a dare el guasto a’ pisani, e’ quali, mandati oratori al papa e Valentino, ebbono da lui aiuto di qualche somma di danari e di fanterie; nondimeno el guasto si dette quasi per tutto, sendo commessario Antonio GiaComini che allora in quello mestiere avanzava di riputazione tutti gli altri cittadini. Ma perché e’ non mancava chi tuttavia dessi soccorso, per via di mare, di vettovaglie a’ pisani, non ne seguitava quegli effetti che si disegnavano: perché se bene ne seguitava qualche carestia e difficultá di vivere, pure la ostinazione loro era tanta, che e’ s’aveva a presupporre che innanzi arebbono acconsentito ogni cosa, che ritornare sotto la divozione della cittá, e però che non la difficultá, non la carestia, ma la necessitá e la forza sola gli aveva a condurre. Riebbesi, credo, quello anno.