Pagina:Guicciardini, Francesco – Storie fiorentine dal 1378 al 1509, 1931 – BEIC 1849436.djvu/37

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reva a lui per valersene ed in vita e doppo la morte. Aveva molti nipoti, fra’ quali uno, figliuolo di messer Piero suo fratello, si chiamava Renato, tenuto uomo savio e di piú cervello che alcuno che fussi in casa, e, fuora del solito della famiglia, benvoluto dal popolo. Un altro chiamato Guglielmo, figliuolo di Antonio, aveva per donna una figliuola di Piero di Cosimo, e cosi veniva a essere cognato di Lorenzo; un altro vi era, chiamato Francesco, pure figliuolo di Antonio, quale era sanza donna, uomo molto inquieto animoso ed ambizioso; stavasi a Roma el piú del tempo e teneva amicizia grandissima con quegli prelati e massime col conte Girolamo, nipote di papa Sisto, ed a chi el papa aveva dato Imola e Furli.

Pareva a Lorenzo de’ Medici che questa casa fussi troppo grande e che, ogni favore che si gli dessi, crescerebbe tanto che sarebbe pericolosa allo stato suo; e però negli onori e magistrati della cittá gli teneva adrieto, né dava loro quello grado si sarebbe convenuto. Cominciorono di qui a gonfiare gli animi, a scoprirsi gli odi e le emulazione, a crescere e’ sospetti; e tanto piú quanto, sendo Lorenzo malvoluto da papa Sisto e dal conte Girolamo, gli vedeva essere favoriti dall’uno e l’altro. Il che era nato, perché quando Sisto fu fatto papa, avendosi a vendere Imola, Lorenzo, desideroso che la cittá comperassi Imola e considerando che per essere el papa nuovo nello stato, non aveva danari da comperarla se non ne fussi servito o da sé che era suo depositario, o da’ Pazzi che erano sua tesorieri, gli pregò non lo servissino di danari, acciò che non la potendo comperare el papa, Imola venissi nelle mani nostre. Loro lo promessono, e poco di poi servirono el papa per questa compera di ducati trentamila e rivelorono a lui ed al conte Girolamo la richiesta fatta loro da Lorenzo; di che el papa sdegnato, gli tolse la depositeria che gli era di grande utilitá, e Lorenzo si dolse assai de’ Pazzi, e caricògli, avendo presa onesta, che per opera loro la cittá non avessi avuto Imola. Ed in effetto augmentandosi ogni di piú questo umore maligno, e Lorenzo pensando continuamente che non crescessi in loro ricchezza o grandezza, fece