Pagina:Guicciardini, Francesco – Storie fiorentine dal 1378 al 1509, 1931 – BEIC 1849436.djvu/51

Da Wikisource.

del papa e re, colla persona de’ due duchi Calavria ed Urbino campeggiava dalla banda di Siena e però non attendeva alla difesa del perugino, fu mandato dagli inimici in quella parte un altro esercito sotto la cura del prefetto, nipote del papa, e di messer Matteo da Capua; e’ quali arrivati si afírontorono co’ nostri e, doppo un bello fatto di arme in che molto appari la prudenzia ed ordine grande del capitano magnifico Ruberto, e’ nostri ebbono una gloriosa vittoria, pigliando gran numero di uomini e cavalli degli inimici e spogliandogli insieme degli alloggiamenti.

Dalla parte di Siena non si era fatto ancora cosa notabile, perché e’ nostri stavano in sul Poggio, donde operavano piú in difesa de’ paesi nostri che in offesa degli inimici, e gli avversari, temendo dello esercito nostro, non potevano sforzare le nostre terre e non ardivano volere fare fazione co’ nostri, rispetto al disa vantaggio arebbono avuto per la fortezza del Poggio. Ma avendo le nuove della rotta di Perugia e dubitando di quello stato, si volsono a gran giornate in lá; il che presentendosi pe’ nostri che giá erano accampati a alcune castella in sul lago di Perugia, perché erano di numero molto inferiori agli inimici, si ritrassono a salvamento a piè di Cortona; ma el campo del Poggio, rimanendo per la partita del campo opposito sanza riscontro, scese del Poggio ed andò a campo a Casoli, castello grosso de’ sanesi che confina con noi dalla parte di Volterra; e piantatovi le artiglierie, lo prese per forza e saccheggiollo. Di che nel saccheggiare e dividere la preda nacque gran quistione e contesa fra quegli del duca di Ferrara e quegli del marchese di Mantova, e vennono alle mani, e con gran difficultá furono divisi da’ commessari nostri messer Bongianni e Girolamo degli Albizzi. Furono, e per la rotta del perugino e per la avuta di Casoli, e’ successi nostri tanto felici, che indubitatamente eravamo al disopra della guerra, e si faceva giudicio che la vittoria dovessi essere dal nostro; ma mutossi la fortuna e recò quella gloria e felicitá agli avversari, che ragionevolmente doveva essere nostra; perché la quistione nata nel sacco