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sambuca | 173 |
Io fui ’n su l’alto e ’n sul beato monte
Ov’adorai baciando il santo sasso,
E caddi ’n su quella pietra, ohimè lasso!
Ove l’Onesta pose la sua fronte:
E ch’ella chiuse d’ogni virtù ’l fonte
Quel giorno, che di morte acerbo passo
Fece la donna dello mio cor lasso.
Già piena tutta d’adornezze conte.
Quivi chiamai a questa guisa Amore:
«Dolce mio Dio, fa’ che quinci mi traggia
«La Morte a sè, chè qui giace il mio core!»
Ma poi che non m’intese il mio Signore,
Mi dipartii pur chiamando Selvaggia,
L’alpe passai con voce di dolore1.
Poggia il castello sopra un gran monte a forma di cono, i cui fianchi son vestiti di radi castagni, e la parte di levante, bagnata alle falde dal fiumicello Limentra, è quasi che nuda, e a filoni di pietra a grandi strati paralleli su su fino al vertice. I valloni della Limentra son ricoperti dovunque dall’arenaria argillosa che s’alterna con lo schisto mar-
- ↑ La voce Alpe è usata indistintamente per alta montagna, come per Appennino.