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Lo stesso pavimento termina nell’una e l’altra parte dell’emiciclo in due zampe di leone di tufo vulcanico.
La cavea o platea è terminata inferiormente con quattro gradini più spaziosi degli altri, ove si collocavano i sedili portatili e sedevano i Decurioni e gli altri magistrati. Dopo di questo prim’ordine, segue un parapetto di separazione, con un gradino più largo: indi sono altri 18 gradini, fra i quali era altro parapetto, per dividere la seconda cavea dall’ultima, dove sedeva il popolo. Intersecano la media cavea dall’alto in giù sei strette scalette, che partono dai vomitorii o porte superiori, corrispondenti al corridoio coperto, queste servivano per dar adito al popolo onde ciascuno prendesse il posto, che venivagli assegnato per mezzo della tessera o biglietto di entrata, consistente in un pezzo di osso ove era marcato il numero del posto.
La scena è costruita in mattoni ed opera reticolata; essa consiste in un gran frontespizio a tre porte con piccolo spiazzo nel davanti, elevato dal pavimento, che aveva un tavolato, potendosi scorgere i fori della travatura che lo reggeva.
Dall’una e l’altra parte del proscenio si osservano due tribune, che dovevano essere rivestite di marmi, ascendendovisi per due gradinate corrispondenti all’interno della scena. Esse erano addette a ricevere il Pretore, il Proconsole ed altri personaggi ragguardevoli.
Finalmente sulla porta che sporge alla Strada di Stabia si legge una iscrizione, dalla quale si rileva che i Duumviri Caio Quinzio Valgo figlio di Caio, e Marco Porcio figlio di Marco, per decreto dei decurioni dettero a fare il teatro coverto, e l’approvarono.