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matiche e l’acuto odore dei gelsomini che si arrampicavano fra la verdura lucida, ai ferri della sottoposta finestra. Cecilia respirava con voluttà di sentimento; e tratto tratto andava esclamando: — Non m’importa, non m’importa.

Che cosa non le importava? forse di essere fatta segno alla derisione indietreggiando dalla via del convento per muovere il passo verso un marito rappresentato dalla povera, goffa figura d’un maestro di campagna! forse non le importava di accettare l’oscura condizione in mezzo al mondo che dianzi aveva tante promesse per lei, mentre il suo cuore, guasto da un’educazione cattiva, numerava a palpiti d’invidia le laute agiatezze della famiglia e l’amore giovane e bello dell’avvocato Zaeli e di Paolina!

Non le importava! se lo diceva, se lo ripeteva, si serviva di quelle parole per tener salda se stessa, ma intanto due lagrime le correvano alle palpebre e un nodo doloroso le serrava la gola.

Non le importava! ma ritraendosi immanti-