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riconciliazione. 125


Paolina sentì corrersi un brivido nella persona.

L’avvocato continuò:

— Signora! che voi siate diffidente è una disgrazia; ma che cerchiate ogni via per inabissarvi nel fitto di questo difetto, di questo dolore, è una specie di malignità di cui non vi supponeva capace. O avete stima di me, o sono addirittura un mostro ai vostri occhi... e giacchè mi avvedo ch’egli è appunto in tale concetto che mi tenete, ho bisogno di protestare e vi dico — non ho fatto niente di male, signora! — mi credete? mi credete, signora? — proseguì Zaeli alzando leggermente la voce, — mi credete, senza ch’io discenda a resoconti umilianti? abbiate la bontà di rispondere.

Paolina vedeva tutto fiamma attraverso le sue ciglia abbassate; un sudore freddo, pungente le intirizziva le mani abbandonate su le ampie pieghe dell’abito. Che cosa rispondere? la dominava un improvviso senso di soggezione a cui si era sottratta nel fervore della battaglia. Il rimorso d’aver trasceso si faceva strada nel cuore