Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/138

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L


Al Sodo

Di una salutare visita a Loreto.

Sodo, fui dianzi, costeggiando ’l fianco
del superbo Appennin con passo errante,
dov’egli alza le spalle e ’l capo bianco
e ’l ciel sostiene a paragon d’Atlante.

Ivi strane erbe e peregrine piante
non medicaro il mio dolor né manco
laghi giovarmi né Sibille o quante
magiche prove hanno ’l contorno stanco:

e, membrando io che l’amorosa piaga
né di Febo curò né di Medea
chiara notizia d’erbe o d’arte maga,
volsi a Loreto il corso; e quella dea
mi fu vera sibilla e vera maga;
né trarmi d’esto inferno altri potea.

LI


Forse al medesimo sul medesimo argomento.

Mario, fui dianzi ove col Mauro a prova
s’alza Appennino e fa colonna al cielo
e dove la gran saggia apre e rinnova
l’antiche sorti del signor di Deio.

Non d’oracoli o sorti acceso zelo
né van disio di strana pianta o nova,
ma error quivi mi trasse, a voi noi celo,
come uom che da sé lunge il passo mova:

onde, tornando al mio sentiero, scesi
dove fatto ha de le sue grazie il porto
la regina del ciel d’un lido umile.

Quivi, purgate le mie colpe, intesi
quanto sia di cor basso, oscuro e vile
chi qua giú segue un piacer folle e corto.