Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/152

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per pascer lo sparvier non manca carne,
ov’altri voglia, e ve ne son le squadre
150 ch’appresso i vostri storni paion starne.

Arpie crudeli, infide, inique e ladre
da venire in fastidio a mille Rome
153 voi, la vostra fantesca e vostra madre.

Per modestia ora taccio il vostro nome,
ma ben lo scoprirò con altro inchiostro,
156 se accrescerete il peso a le mie some:

e se sia finto o ver quanto dimostro,
mirate che s’io fossi ne l’inferno
159 e ne potessi uscir col favor vostro,

piú tosto ci vorrei stare in eterno.

LVIII


Scampato da pericoloso amore.

Fui vicino a cadere e tremo ancóra
del troppo ardir ond’ io volai senz’ali
e scherzai con le reti e con gli strali
che di sua mano Amor tesse e lavora;

e se indugiava la ragion breve ora
por freno ai sensi disviati e frali,
giá saprei, colmo d’infiniti mali,
a che strazio seti va chi s’innamora.

Or, come augel che fugga a tempo e guardi
l’inganno che fra’ rami era coperto,
spiega le penne al ciel sicuro e ’l canto,
dal parlar finto e dai fallaci sguardi
fuggendo al poggio faticoso ed erto,
l’amata e dolce libertade i’ canto.