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CIX

Nell’annegamento di tre scolari,
(luglio 1541)

Scendono al Tebro a la calda ora estiva
tre fidi amici d’un voler concorde:
Alessandro, il men cauto, a Tacque ingorde
primo si dona e piú non sorge a riva;

Anton Iacomo, il vago, in cui fioriva
quanta beltá fra noi fama ricorde,
salta ne Tonde al suo pregar giá sorde
né ricusa il morir perch’altri viva;

il pio Clemente ambi seguir non niega
e, fra le care amiche braccia stretto,
aggiunge preda al fiume avaro ed empio.

Tal un’arte, un’etade, un destin lega
in vita e ’n morte il bel numero eletto,
nuovo di fede e di fortuna esempio.

CX


Per la medesima sciagura.

Qual destin fu, quando ’l bel corpo ignudo
Alessandro commise al Tebro infido?
e qual ardir, quando saltò dal lido
Anton Iacomo, il vago, a fargli scudo?

e qual pietá, quando, a se stesso crudo,
fu Clemente ad altrui pietoso e fido ?
e qual cordoglio udir l’ultimo strido
ne Tempio fiume, ond’ancor tremo e sudo?

qual spettacolo fu vederli estinti,
nudi giacer sovra il terreno asciutto,
da far ogni aspe divenir pietoso?

quale a veder di negra benda cinti
tre corpi e tre feretri e ’l popol tutto
lacrimar si gran caso e star pensoso?