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CXXV

Sigismondo Paolucci Filogenio mal gareggia con l’Ariosto. ( 1543 )

De l’infernal famiglia e di Caronte
sentendo i gridi paventosi ed egri,
visto l’orror che portò ai regni negri
l’anima del tremendo Rodomonte,

ugual terror m’assalse e venne in fronte,
simile a quei che mai non fieno allegri,
confusi e nel timor i sensi integri
smarrir le forze al giudicar giá pronte.

Onde, se, come accenna il disir vostro,
del testor nuovo dei letei furori
le lodi o ’l biasmo a voi, signor, non mostro,
bastivi di saper ch’i primi onori
son di chi canta con purgato inchiostro
le donne, i cavalier, l’arme e gli amori.

CXXVI


A conforto e stimolo di Francesco primo, re di Francia,
(circa il 1544)

Alma reai, che nel piú saggio seno
ti fèsti albergo, il cui diadema altèro
non pur oggi ’l Tesin, ma il grand’Ibero
d’orrore ingombra e la sospetto al Reno,
poi che torna quel volto ornai sereno,
che fu sempre al tuo ardir turbato e fiero,
a che piú tardi a terminar l’impero
con l’oceano e porre al mondo freno?

L’aquila giá che col rapace artiglio
interrompeva a’ tuoi disegni ’l corso,
stassi in disparte sonnacchiosa e stanca;

e se vede spiegar l’aurato giglio,
al cristiano umil gregge alto soccorso,
non sará pur nel proprio nido franca.