Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/211

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CXXIX

Alla moglie, nell’imminente parto,
(circa il 1545)

Quel caro nodo che ne lega insieme
e di due corpi una sol alma cinge,
gentil consorte, a ragionar mi spinge
con voi, de la mia vita unica speme.

Veggio che ’l tempo giá v’assale e preme
del vicin parto e di pallor si tinge’
la bella guancia e ’l pensier vostro finge
vane paure e d’ogni effetto sceme.

La novitá che può turbarvi alquanto
ornai ceda al valore, al chiaro ingegno,
a la prudenza, al vostro animo accorto:

lunga gioia sperar d’un breve pianto
e d’un picciol sudor si nobil pegno
sia del vostro patir dolce conforto.

CXXX


Risposta al Cenci, in lode di Paolo terzo e del cardinale Crispo.

(circa il 1545)

Godasi Roma e ’l suo maggior sostegno
lieta gradisca, che dal ciel l’è dato;
ché tal non ebbe mai, poi che l’ingrato
figlio la scosse e fe’ cadérle il regno.

L’altro, benché ne mostri a piú d’un segno
ch’a maggior uopo ed a lei sola è nato,
sostenga noi, finch’è da Dio chiamato
a regger peso al suo valor condegno;

queti ’l desio che i sette colli accese,
il veder ch’a noi porga, a lor prometta
frutti celesti il suo buon germe e fiori ;

e, rinnovando il bel nome che prese
chi ’l piè ci bagna, al Vaticano in fretta
porti ognora di lui novelli odori.