Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/234

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III

Perché ’l voler di chi nel sommo regno
siede monarca ornai, donne, sapete,
in onorar costei sola volgete
tutti i vostri pensier e ’l vostro ingegno;

ché in voi crescer ognor a piú d’un segno
bellezza e leggiadria tanta vedete
ch’aver a scherno poi sempre potete
di vecchiezza e di tempo ogni disdegno;

onde per voi giovani amanti ognora
arderanno d’amor sincero e santo,
che piú degli altri saggia donna prezza.

Felice etá, che degnamente onora
il ciel e sol a cui si deve il vanto
non men di vera fé che di bellezza!

CLI


Invita alcuni amici a poetare seco,
(tra il 1546 e il 1553)

Né si molesta a discoprire è Aurora
furto d’amor che grata notte asconda,
né si noioso è Borea, quando sfronda
l’arbor che veste poi Favonio e Flora,

quanto un fren che mi tenne e tienmi ancóra,
perché’l desio si rompa e si confonda:
ch’io giá sarei, o compagnia gioconda,
con voi, come ci son con l’alma ognora.

Ma sará ’l cielo un di tanto sereno,
che io pur verrò dove una volta o dui
vidi cosi bel fior crescere in erba:

standomi intanto a le mie muse in seno,
vi chiamo e ’nvito a verseggiar con nui,
perché cantando il duol si disacerba.