Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/251

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CLXXII

Al medesimo,


arzigogolando intorno al nome di lui.

Come augellin che va di ramo in ramo
a dar nel visco, dal desio sospinto
cerco le note ad una ad una e chiamo
di quel bel nome c’ho nel cor dipinto:

beltá, eh’è primo incontro, è l’esca e l’amo;
rara poi trovo, ond’io son preso e vinto;
disio lei segue; e, mentre spero e bramo,
no dice il fine in suon chiaro e distinto.

Cosi pien di desir, di speme fuore,
rara bellezza e crudeltá mi lega,
né d’un sol mio pensier vivo signore;

e se tanta durezza Amor non piega,
sará, troncando a la mia vita l’ore,
alfa non giá, ma dispietato omega.

CLXX 1 II

La guerra non ritarda i lavori deiraccademia perugina,
(circa il 1553)

Grazie dovemo al dolce stile altèro
che ne sospinge a si leggiadra impresa;
ma per troncar le fila che sospesa
tenean la gente e voi dubbiar giá fèro,
sappiate che non puote il bel sentiero
chiudere ad alma di virtute accesa
ferro né fuoco e le può fare offésa
appena’l tempo, c’ha si grand’impero.

Ma noi lenti v’andiamo, e degno panni,
ché ’l piè correr non può come la speme
per l’alto giogo che tentiamo in parte.

Ben verrá tempo che piantar fra Tarmi
vedransi i lauri e gir di pari insieme
per lo campo d’Augusto Apollo e Marte.