Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/27

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XXVII

Lei morta, egli infelice sempre.

Spirto gentil, che del piú vago manto
ch’altro vestisse mai, si altèro andasti
qui fra’ mortali e poi te ne spogliasti,
acerbo ancor tornando al regno santo;

se de gli affanni miei ti calse tanto
quanto negli atti tuoi giá dimostrasti,
perché cosi per tempo mi lasciasti
senza te, solo, in angoscioso pianto?

Giá sapevi ben tu che, spento il sole
degli occhi tuoi che in questo mondo cieco
mi guidar, lasso! eran mie luci spente,
e che, chiuso il bel passo a le parole
che risonar udia si dolcemente,
fòran le orecchie mie chiuse ancor seco.