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Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/290

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Bene abbi un vostro amico e mio compare (»),
ché egli, se ben è capo di famiglia,

36 non cessa il giovinetto confortare;

quando a uno e quando con l’altro s’appiglia,
che di campagna pare un barigello,

39 e beato da lui chi si scatiglia:

porta un suo berrettin sott’il cappello
e ne va al buio per tutt’ i cantoni
42 fin che rimbuca il signor suo fratello.

Ma, perché ghiotti son questi bocconi,
io lo scuso, e ’l farei proprio in persona,

45 ed a chi non lo fa, dio gli perdoni.

Sicché, Bin, ritornate a l’arte buona
né vogliate dar mal esempio voi
48 che sete guida e la nostra corona.

E se ’l Buoncambio esser vorrá da noi,
che ha le guance rosate e d’alabastro,

51 ciascun farebbe meglio i fatti suoi.

Ma, per fuggirvi di dosso un disastro,
non son, dicovi, questi giovinetti
54 tutti senza difetto e senza impiastro:

se vi piaccion gli umor saputi e dotti,
vi è ’l Crispoltin, tutto gioioso e bello,

57 con una schiera sua di fanciullotti ;

il Contino è garbato, lindo e snello,
e si mostra benigno e tanto umile,

60 che non sarebbe error farci ’l fratello;

taccio un togato aspetto signorile,
ch’io piú tosto’l vorrei che darlo a voi,

63 poiché l’esca ha negli occhi col fucile;

ottimo è ’l Valerian, ma sta nei suoi,
e quel che ’l nome tien simil al mio,

66 mi piacque, piace e piacerammi poi;

Turno ha da ringraziar Dominiddio
d’esser cosi leggiadro e grazioso
69 che arda ciascun di lui come face’io,

(1) Forse quel Galeotto degli Oddi, al quale è indirizzato il capitolo segnato qui
del numero cxcv [Ed.].