Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/292

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Io vi dovrei far mille bravate
per rimediar a l’inconveniente:
in ma fatei, Bin, di drieto o ve’l menate,

appiccatevi, almeno, incontinente
ad un certo scolar che ne l’andare
114 mostra tutt’il latin tenere a niente;

seguite l’orme di quel mio compare
che in vita sua non lassò occasione
117 di non il far mentre il possette fare.

Parmi drieto vedervi a un gigantone
che abbia proporzionati i fondamenti
120 da darvi drento senza discrezione.

Questi, Sbossola, son rinfrescamenti
da menar piú felici gli anni vostri
123 e liberarvi da doglia di denti.

Oro, perle, rubini, avori ed ostri
son zucche; questa sola è l’imbasciata,

126 di aver chi a campo aperto seco giostri.

Portanvi questi onori a la giornata,
v’accompagnano, v’aiutano e perfino
129 vi riparano da Marte una stoccata.

Io vi giuro, a fé mia, per san Quintino,
che meco vorrei prima un uom si fatto
132 che un capitan de’ nostri perugino.

Vi ho detto ’l parer mio di primo tratto;
strapesate ora voi la calamita,

135 mostrando al mondo che non sete matto;
ond’io le bracci?, le mani e le dita
non mi terrò legate, messer Bino,

138 perché mi danno i giovani la vita,

mentre potrá rimenarsi Martino.