Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/325

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2
Ei s’era alzato poco innanzi al cielo,
quando gli afflitti suoi fedeli un giorno,
stando raccolti in un medesmo loco,
dopo un gran tuon che fé’ tremar la terra,
vider, levando in su gli occhi e la mente,
pioversi sovra l’aspettato dono
in forma di faville, e in ogni prole
cominciáro a parlar con varie lingue.
3
Erano ivi ad udir tutte le lingue
che nate son sotto diverso cielo
e Mauri ed Indi e Puna e l’altra prole
che percuote aquilone e mezzogiorno.

Questi dicean:—Oh che mirabil dono!

Non sono essi creati in questo loco? —

Ed ascoltava con stupor di mente
l’idioma ciascun de la sua terra.
4
Cosi, correndo in ogni estrema terra,
si sparse il suon de l’infiammate lingue,
ch’a ripensarlo pur, trema la mente.

Indi quel che fu ratto al terzo cielo
con Pietro viene ad occupare il loco
ove sedea la piú superba prole
che poi li fece di quel seggio dono
ponendo ’l suo dove apparisce il giorno.
5
Ma noi che fummo desti a piú gran giorno,
tenendo sempre ogni pensiero a terra,
non alziam l’intelletto a si gran dono
e ben sapem quante presaghe lingue
ch’abbian predetto giá di prole in prole
quel ch’oggi vede ogni purgata mente;
e, pur sepolti in cosi basso loco,
fatto n’avem di questo fango cielo.