Pagina:Guidiccioni, Giovanni – Rime, 1912 – BEIC 1850335.djvu/35

Da Wikisource.

XLI

Sul medesimo argomento.

Visibilmente ne’ begli occhi veggio,
negli occhi bei dove Amor vive e regna,
si che Cipri gentil dispregia e sdegna,
starsi il mio cor come in suo proprio seggio.

Ivi del bel s’appaga, e ben m’avveggio
che tornar meco ad abitar non degna;
ma in disparte da lui viver m’insegna
e quel ch’oprar per lo mio scampo deggio.

Io che gradisco i suoi lunghi riposi
e spero i miei, li prego indugio e vivo,
né so dir come, in sicurtá d’amore.

Sollo io; ma in seno ho i miei desir nascosi
e le dolci speranze e ’l piacer vivo.

Felice è ben chi nasce a tant’onore !

XLII


Tutta negli occhi di lei la sua anima.

Si come vola il ciel rapidamente
dietr’a l’anima sua, che ’n ogni parte
di lui la sua virtú move e comparte,
pel gran desio che d’apprestarla sente;

cosi corr’io dietr’al bel lume ardente
degli occhi vostri, ove da me in disparte
l’anima stassi e mai quindi non parte
per unir seco il mio mortai dolente.

Ché se vostr’onestá talor mi schiva,
lo spirto vien con voi, riman la spoglia
gelato sasso che distilli umore.

Dunque non spiaccia a voi ch’io meco viva
nel lume vostro, che si m’arde e ’rivoglia,
stelle chiare del ciel, gloria d’amore.