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IV

SATIRA (circa il 1527)

A Girolamo Campo
contro l’insensata bramosia dell’oro.

Veggio ’l mio Campo rilevar le ciglia,
di rughe empiendo anzi il suo di la fronte,
3 in atto d’uom ch’assai si meraviglia;

il mio Campo gentil, che al sacro fonte
hanno dianzi guidato le ben nate
6 nove sorelle del Parnaso monte;

udendo pur eh’ in questa nova etate,
eh’ invesca tra i piacer gli animi nostri
9 e gli svia dal camin di libertate,

non, com’io soglio, d’amorosi inchiostri
tinga le carte e co’ sospiri accenda,

12 ma satireggi e gli altrui falli mostri,

e ch’ai novello stil piú non intenda,
cantand’i pastoral ruvidi detti,

15 ond’al gran Rosso mio tributo renda.

Sento il Rivola ancor, di quanti eletti
spirti visser giammai casto e sincero,
is poco lodar che quinci gloria aspetti,

come colui che ’l buon giudizio vero
ha drizzato in aprir le strade chiuse
21 le quai prima calcò Socrate intero;