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Pagina:Guido Carocci, Il ghetto di Firenze.djvu/40

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38 il ghetto di firenze


Drammi se ne saranno svolti e molti qui dentro ma di tutt’altro genere, di tutt’altra natura, per quanto essi potessero essere più desolanti, più tristi, più commoventi.

Erano i drammi della miseria, della miseria più raccapricciante.

Là sopra uno strato fetido di cenci, di piume, di foglie secche, di fogliacci, in certi antri dove non si poteva stare in piedi perchè il soffitto era troppo basso, senz’aria, senza luce, si nasceva e si moriva.

Nascevano le povere creature umane come nascono le bestie nel covile. Morivano di fame e di stenti senza il conforto dei baci delle persone care, senza l’estremo saluto del sole che non scendeva mai a dissipare le tenebre di questi antri.

E là si viveva tra gli stenti e le privazioni, là, nel mistero di quelle catapecchie, si soffocavano pianti e sospiri.

All'intorno, a pochi passi, nelle vie gaie, allegre, splendide di luce, sfolgoranti di bellezza, le ricche carrozze andavano e venivano, la folla elegante passeggiava serena e tranquilla soffermandosi ad ammirare la splendida mostra dei negozj e pochi gettavano forse uno sguardo indifferente, noncurante verso quel quartiere cupo e tenebroso....