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Pagina:Guido Carocci I dintorni di Firenze 01.djvu/233

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BARRIERA DEL PONTE ROSSO. 191

e poi dell’ignoranza vandalica delle milizie straniere che assediavano Firenze. Il palagio, sopra al ponte alla Badia, com’era comunemente designato, fu ritrovo della più eletta società fiorentina fino a che non si estinse la casa Salviati. Dopo esso andò in eredità ai Principi Borghese di Roma, fu per qualche tempo dell’inglese Vansittard e quidi l’acquistò il celebre tenore Mario De Candia.

Chiesa di S. Croce al Pino. — Un annoso pino che s’inalza tuttora presso questa chiesa, dette alla località il nome che da lungo tempo le è proprio. La chiesa di Santa Croce, modernamente rifatta, è di elegante aspetto, ma non presenta importanza artistica. D’opere d’arte non v’è che un Crocifisso del Tacca donato alla chiesa dalla famiglia Serrati nella quale passò l’eredità di quel valentissimo scultore. La chiesa di S. Croce al Pino occupa il luogo dell’antica chiesa monastica di S. Bartolommeo alla Lastra e venne eretta in parrocchia nell’anno 1776.

Monastero di S. Bartolommeo alla Lastra. — Maso di Bartolino di Drudolo lanajolo della Lastra, con testamento del 1352 lasciò che in un suo podere si edificasse un monastero di donne dell’ordine cistercense, dedicato a S. Bartolommeo e posto sotto il governo e custodia dell’abate dei Cistercensi di Settimo. Gli esecutori testamentari di Drudolo, Uberto degli Albizi e Riccio di Andrea Della Lastra, col consenso del Vescovo di Firenze, fabbricarono nel 1354 il monastero dove le monache si stabilirono nel 1360. L’anno dopo, il vescovo desolano Andrea Corsini consacrò l’altare di S. Bartolommeo. Gli esecutori testamentarj vennero dichiarati protettori, difensori e patroni del nuovo monastero il quale non ebbe però lunga vita. Verso il 1424 sorsero gravi questioni fra le monache, le quali intendevano di esser direttamente soggette all’Abate di Settimo ed i Vescovi di Fiesole che volevano esercitare su di esse la loro autorità e la lite arrivò a tal punto che la Signoria stessa dovette intervenire per obbligare il Vescovo a riammettere nel monastero la badessa ed una monaca che egli aveva espulse. Ma la controversia prosegui ed il Vescovo nel 1425 formò perfino processo contro le monache ribelli, accusandole di mali portamenti. Soppresse nel 1453