Vai al contenuto

Pagina:Guido Carocci I dintorni di Firenze 01.djvu/75

Da Wikisource.

BARRIERA SETTIGNANESE. 57

Cotesti erano i ruderi di una casa turrita che ne’ tempi remoti avevano edificata i Bisdomini e che ne’ secoli successivi passò in possesso degli Usimbardi, de’ Ceffini da Figline, de’ Bonaccorsi e poi degli Albizzi. Allorquando dal ceppo degli Albizzi si staccarono alcuni che fattisi di popolo cambiarono il nome avito in quello di Alessandri, toccò a questi nelle famigliari divise, il possesso del castelletto chiamato La Torre con moltissimi terreni adiacenti.

Gli Alessandri possedettero senza interruzione questa vecchia e cupa dimora fino all’anno 1827; ma non sembra che essa fosse oggetto troppo vivo delle loro simpatie, perchè lasciata nell’abbandono più completo si ridusse a poco a poco ad un cumulo di rovine. Queste rovine come suscitavano le simpatie degli artisti, colpirono singolarmente un ricco gentiluomo inglese da pochi anni stabilitosi a Firenze, il Sig. Giovanni Tempie Leader il quale, fatto acquisto di una parte del poggio di Vincigliata, ebbe il pensiero di far risorgere il pericolante castelletto.

Di fatti nel 1855 egli dava incarico al giovane e valente architetto Giuseppe Fancelli di S. Martino a Mensola di riedificare Vincigliata, tenendo conto degli avanzi superstiti e completando le parti scomparse sugli esempi che offrivano altri castelli toscani coevi. Il Fancelli fu interprete fedele dei desiderj del colto e studioso gentiluomo ed in pochi anni condusse a buon punto l’opera di ricostruzione; ma egli non potè veder compiuto l’ardito e faticoso lavoro, perchè nel 1867 la morte lo colse repentinamente a trentotto anni e l’opera fu continuata da altri, forse con criteri alquanto differenti. Ad ogni modo, il redivivo castello fu condotto a compimento, decorato ed ammobiliato nelle parti interne, in guisa da divenire oggetto di comune ammirazione e meta di escursioni e di visite di fiorentini e di forestieri.

Le proporzioni del primitivo castelletto degli Alessandri furono notevolmente ampliate ed il palagio propriamente detto, dominato da altissima e robusta torre, venne racchiuso da un’ampia cinta fortificata, munita di torri,