Pagina:Guido Carocci I dintorni di Firenze 02.djvu/39

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barriera di s. niccolò 23

Gavena. - Casa Fossi. — Fu casa da signore della famiglia Lapaccini che in antico si denominò Del Toso ed appartenne ai fratelli di quel Messer Alessio di Benedetto Lapaccini che fu uno de’ più illustri segretarj della repubblica fiorentina e che venne considerato come un dei più valenti oratori de’ suoi tempi. Milea de’ Lapaccini vendè nel 1531 la casa da signore a Filippo di Piero Spinelli ed alla morte di questo gli Ufficiali de’ Pupilli la rivendevano a Lodovica di Piero Nuti moglie di Antonio Bellingeri. Francesco di Antonio Bellingeri la portò nel 1566 in eredità ai figli avuti da Bianca de’ Castellani e nel 1773 per ragioni di fidecommisso, perveniva nel Canonico cav. Domenico del Senatore Cerchio Cerchi I Cerchi ridussero l'antica villa a casa colonica.

Casazzi. - Villa Ciaccio. — E questo il luogo dal quale venne a Firenze la famiglia Granacci originaria di Villamagna ed appartenne a Francesco di Andrea Granacci pittore geniale ed uno degli scolari più valenti di Domenico del Ghirlandajo. Il Granacci, nato nel 1477 e morto nel 1543, dipinse un quadro assai pregevole che tuttora si conserva nella Pieve di S. Donnino. La famiglia di lui mantenne l’avito possesso fino al dì 11 Aprile del 1647, giorno in cui Francesco e Giovanni di Andrea vendevano a Giovan Battista di Anseimo Fabbroni. Nel 1660 prendevano possesso del podere e della villa i creditori del Fabbroni in seguito a decreto dai signori della Mercanzia; ma per ragione di un fidecommisso di Andrea Granacci i beni di lui andavano nel 1698 in proprietà delle Monache di S. Lucia in Via S. Gallo, le quali li tennero fino alla soppressione francese.

Il Balestriere. - Villa Bini. — Nel xiv secolo la potente famiglia Tanagli che in Firenze ebbe palagi in Borgo degli Albizzi, possedeva già vari beni nel popolo della Pieve di Villamagna e fra gli altri la casa da signore chiamata, per ragioni che non è facile giustificare, il Balestriere. Essa le appartenne fino all’anno 1555 in cui l’alienava col podere annesso, per 526 fiorini d’oro a Tolomeo di Pagolo Tolomei, il quale la rivendeva il 7