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Pagina:Guittone d'Arezzo – Rime, 1940 – BEIC 1851078.djvu/126

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122 canzoni ascetiche e morali


grandezza di podere omo convene,
ché degno è onne reo debele sia;
boni tutti potenti esser vorrieno,
25mali stringendo in freno
e dando a’ bon’ valor, valore ovrare.
Unde sol quasi amare
dea bon potenza fare,
bonitá operar potendo in essa.
30Perché dat’è podere e perché vale?
Che, per valer, che vale?
Unde non che valente ami podere,
che ha nimico e lui ontalo adessa
poi ni vole ni sa d’esso valere.
     35E voi, signori miei, potenza avete
grande molto; è tempo essa, overando,
operi magno in mister magno tanto,
vostro valor d’onor ver coronando.
Valore in parve cose ha prova quanto?
40Unde quando, se no or, proverete?
Arbore quel, che non frutta in estate,
fruttar quando sperate?
Signor, vostr’auro a propio e paragone
non so quando stagione,
45ni cagion, ni ragione
valenza e bontá vostr’aggia in mostrare,
se no ora ben e promente e’ mostra,
la cittá madre vostra,
in periglio mortal posta, aiutando.
50Cui spero aiutar deggia od amare,
chi sua cittá non ama aitar pugnando?
     De Dio iudicio e de catuno sciente
e valor tutto e bonitá richere
amare amico, om, quanto sé, deggia.
55Quant’amore in corpo on dea donque avere,
nel quale onn’om seco congiunto veggia
vecino, amico, filio onne e parente,