Pagina:Guittone d'Arezzo – Rime, 1940 – BEIC 1851078.djvu/154

Da Wikisource.
150 sonetti d'amore

22

Chiede che per la sua lealtá Amore lo accolga tra i propri servi.


     Amor, se cosa è che ’n signoria
aggi, como si dice, alcuno amante,
ricevemi a tuo servo in cortesia,
4ché ragion n’hai, segondo ’l meo semblante;
     poi che non prendo da la donna mia,
se fedeltá non te nde faccio avante
en amarla sí ben, ch’eo degno sia
8de prendere en lei gioia sí grande.
     Or dirá l’om ch’eo son fol, se non prendo,
poi ch’aver posso e che perd’e’ diritto
11prima che falla. E’ prender me defendo,
     perché ’n me non potrebbe aver deletto
ben di lei, s’avant’eo di lei non prendo
14en cortesia; donque fo ben s’aspetto.

23

Chiede d’amare cosí come la donna ama lui.


     Eo non son quel che chera esser amato
tanto com’amo ’ben, com’altro face;
ma pur chero d’amar sí di bon grato
4e sí coralemente e sí verace,
     como madonna m’ama, e fora orrato
e pago en ciò che più forte me piace.
E no e più del suo voler gravato
8alcun, ch’eo so del meo: sí mi dispiace,
     che m’è dolor mortal vedere amare
piacent’omo talor donna non bella,
11e non amerá lui, ma le dispare;
     e trovo me che non guari amo quella
che m’ama forte e che piacente pare
14in tutte cose ove bieltá s’apella.