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168 | sonetti d'amore |
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Non gli procurano amore e pietá né il servire né il chiedere: il dolore non passerá che con la morte.
Altro che morte ormai non veggio sia
de lo dolore meo trapassamento;
ch’eo biasmo e laudo e vogli’e non vorria
che d’amar lei partisse el meo talento.
5 Ché pur contendo co la voglia mia,
onde mi trovo, lasso, ognora vento;
e poi che veggio che scampar non dia
giammai, non faccio alcun difendimento.
Poi morir deggio, dirò che m’amorta
10quella, ch’onore e valor e piacere
e beltate sovra tutt’altre porta,
e crudeltate e fierezza e volere
de darmi morte sí, che non mi apporta
amor servire né pietá cherere.
59
La donna, pur difendendo il suo buon diritto, si dichiara disposta a dare un appuntamento.
Certo, Guitton, de lo mal tuo mi pesa
e dolmi assai, ché me ne ’ncolpi tanto,
s’altri il suo ti difende, or fatti offesa,
s’aver nol dia giá tanto ni quanto?
5 Se per ragion sonmi de te defesa,
donque perché di mei fai tal compianto?
Ver è che la ragion tua non ho ’ntesa,
como cheresti me in privato canto.
Ma vene in tale parte e ’n tal stagione,
10e pensa di cherer securamente
ciò che credi che sia di tua ragione,
ch’eo tel convento dar ben dobbramente;
ma non cherer, né sia la tua ’ntenzione,
ciò che ’l chieder e ’l dar fusse spiacente.