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di guittone d’arezzo | 207 |
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Prega le donne innamorate che intervengano per lui.
Non oso dir, né farne dimostranza
de la gran doglia, ch’al core mi sento,
ch’eo son caduto in tanta disperanza,
ch’ogni sollazzo contomi tormento.
5Perch’io mi vidi in tale sicuranza,
ched eo d’amor facia il meo talento:
e pur del vero ho commesso fallanza
inver del meo amore e fallimento.
Onde prego voi, donne innamorate
10e quanti innamorati son di core,
che chiamino mercé per cortesia
a quella, ch’è la fior de le contrate,
ch’aggia membranza di quel che si muore,
e guardasi di dicer villania.
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Non sa come possa sperare nella bontá della donna.
Donna, lo reo fallire mi spaventa,
quando mi membra lo meo cor fallace
la fellonia, come dava intenta
di stare a voi fiero e contumace.
5Sí ch’eo non posso veder come assenta,
che ’n voi deggia trovar mercé verace,
se non che vostra bontate consenta
di rivocarmi a servo, se ’l vi piace;
scusandomi, ch’Amore isnaturato
10ognora stretto in tal guisa m’affrena,
ch’eo son dispensatore d’umiltate;
ed altra volta mi tien sí infiammato
del vostro orgoglio e la doglia e la pena,
ched eo despero in quella volontate.