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Pagina:Guittone d'Arezzo – Rime, 1940 – BEIC 1851078.djvu/268

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264 sonetti ascetici e morali

233

Spiega a Meo Abbracciavacca come Dio possa insieme
usare giustizia e misericordia.


     Tanto è Dio di servito esser degno,
chi piú lo serve, el po nulla stimare,
e tanto grave ingiuriarl’envegno,
chi men l’engiuria, el po non sadisfare.
     5Né bon per sé sperando ha certo segno,
e sí non reo in Dio dea desperare:
misericordia è tutto el magior regno
che bono aggia o non bono unde fidare.
     Giustizia e Pietate hanno amicizia,
10e che vol l’una, l’autra in Dio disia.
Chè non Giustizia om mai danna, poi pente,
     né mercé dá mercé, viva malizia.
Giustizia vole e sa mercé cui dia,
e essa de lei puna om dur nocente.

234

Guittone richiama all’onestá messer Onesto.


     Credo savete ben, messer Onesto,
che proceder dal fatto il nome dia;
e chi nome ha, prende rispetto d’esto
che concordevol fatto al nome sia.
     5Che ’l rame, se ’l nomi auro, io tel detesto,
e l’auro rame anco nel falso stia.
Ed è donqua cosí, messer, onesto
mutarvi nome, o ver fatto vorria.
     Sí come ben profetar, me nomando:
10mercé mia, tant’ho guittoneggiato,
beato accanto voi tanto restando.
     Vostro nome, messere, è caro e orrato,
lo meo assai ontoso e vil pensando;
ma al vostro non vorrei aver cangiato.