Vai al contenuto

Pagina:Guittone d'Arezzo – Rime, 1940 – BEIC 1851078.djvu/297

Da Wikisource.

annotazioni alle canzoni d’amore 293


signoreggiare né da cortesia, né da sapere; e perciò non v’accorgete che è del tutto impossibile che l’uomo si trattenga di guardare lá dove natura sparge bellamente ogni dolce piacere, senza mancamento alcuno, cioè nel vostro viso». Mi pare piú naturale intendere: non han posto in voi cortesia né sapere; la vostra alterigia vi impedisce di dar loro importanza, se non v’accorgete ecc.

vv. 30-31: «ed alcun... ché vago,». Il Pell.: «e d’alcun... ch’è vago;». V. le ragioni della lez. prescelta in Post. II. Intendo: Non dovrebbe mancare in voi cortesia, e cosí io che vi amo finirei dal penare e nessuno avrebbe timore di guardarvi, cosí che vivrebbe contento e soddisfatto di questo soltanto.


IV. v. 15 segg. Intendo: quando ebbi desiderio di voi ero di cosí piccol tempo, cosí giovane, che non m’è sembrato punto d’aver veduto cosa alcuna prima di voi né dopo, che mi fosse altrettanto gradito di servire ed amare; ché altrimenti una donna superiore a voi in bellezza e in nobiltá mi procurerebbe ora gioia senza tanto lunga pena.


V. v 2: «fino amore»; il ms. B ha «fina amore», facendo «amore» femminile, alla provenzale; cosa non impossibile specie in un componimento in cui G. imita, piú che altrove, la maniera provenzale. I mss. A ed I hanno «fino», il Pell.: «fin».

v. 5: «beni»; il ms. A e il Val.: «pregi». Il senso è: credo di non sentir mai gravezza, affanno («pesanza»), in quanto è sempre soverchiata da cosí grande abbondanza degli squisiti beni d’amore, ch’io potrei gioire sopra ogn’altro.

v. 11: «rapente»; il ms. A: «repente». Il senso è: non è guidato da buon discernimento chi vuol prendere (rapire, «star rapente») oltre le sue forze.

v. 13: «mant’ore»; il ms. A: «man core», sulla qual lez. v. Not. 3. Intendo: Un travolgente desiderio mi ha occupato per lungo tempo, o caro amore, di andar pieno di te. Perché nessun’altra usanza (relazione) mi avrebbe potuto far prendere degnamente quella grande ricchezza che agogno? Ora questa ricchezza, sebbene me l’abbia data in arbitrio, l’abbia messa in mio potere un grave errore, l’ho raggiunta, la posseggo degnamente, ché al di fuori di ciò sento che il mio cuore non potrebbe punto sopportarla.