Pagina:Guittone d'Arezzo – Rime, 1940 – BEIC 1851078.djvu/300

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296 nota


prima ps. del pf., che ha riscontri in testi toscani, come nel Detto del gatto lupesco e nel Tesoretto di Brunetto Latini, dove è pur confermato dalla rima.

v. 30: «in lei», conforme al ms. A che ha: «illei», secondo la ben nota grafia. I mss. B I e il Val.: «né lei»; il Pell.: «né lei». Il pensiero del poeta è tutto rivolto alla donna: della sua lontananza e del suo disdegno egli si lamenta: pensare che in queste condizioni potrebbe esser consolato da altre persone, da altri amici, al di fuori di lei, mi sembra un rimpicciolire il concetto, che sarebbe appunto questo: sono lontano da ogni bene, qua, dove non ho in lei l’amico che mi soleva trar fuori da ogni pena.

vv. 46 segg. Intendo: che è tenuta «a non peccare», cioè è tenuta lontana dal peccare dalla sua «conoscenza», cioè dalla sua assennatezza, cosí come la natura angelica è lontana dal peccato per la sua «non potenza», cioè perché non può peccare, in quanto è cosa contraria alla sua essenza; e questo accade perché i suoi usi e la sua natura l’hanno arricchita d’ogni pregio, ed essa tiene lontano ogni difetto. Per questo la speranza me ne ha promesso il perdono. Al v. 51 i mss. hanno: A: «da se»; B I: «essa». Il Val. e il Pell. emendano: «d’essa», interpretando: la natura ha tenuto lontano da lei ogni male.

vv. 53-65. La prima parte della stanza è chiara: Io ho fiducia nel perdono, tanta è la ragione che di esso perdono mi dá (mi assegna) la speranza; ma il mio cuore non osa chieder mercé, finché io sopporti la pena tanto che sia emendato il mio fallo. Ma a questo punto cominciano le incertezze. Il Val. rimaneggiò il testo arbitrariamente, il Pell. ne dette una lezione che il Par. definì una trovata, pur discordando nell’interpretazione, tentata anche dal Pellizz. (p. 114). Intendo: Non soffro per la smania di ritornar subito presso di lei, purché vada a finir bene; ma poiché mi trovo in un luogo nel quale un uomo può rimeritare dopo il fallo, come si fa appartandosi in un deserto, io qui resterò a sofrire fino a quando non sarò certo di aver cancellato la colpa.

v. 71: «e voglio», cosí B, I e il Val.; il Pell., seguendo A: «o’ voglio», interpretando l’«o’» come «ove (nel qual caso)».

X. v. 1: «mante», cosí I; A e B e gli editori precedenti: «manta».

v. 4: «pande», cioè: manifesta. Il Pell.: «che trovasi in colpa palese».