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annotazioni alle canzoni ascetiche e morali 319


v. 119. I due mss. hanno concordemente: «onni bono noi che meno»; ma per trarre un senso da queste parole bisogna porre punto dopo «noi» e sottintendere il vb. «è», cosa frequente nella sintassi di Guittone. La fine del v. va congiunta col v. seguente: Che cosa manca in un gaudio vero, lungo, pieno?

vv. 125-130. Passo oscuro. Par di intravvedere questo senso: L’uomo non ha forma diversa da quella divina; e questa forma divina lo riempie sì largamente e lo inabissa sì profondamente, che tutto nel mondo gli sembra nulla e niente gli conviene. Quanto alla voce «abessa» può ben valere «abissa» e «inabissa» ma non deve aver persuaso non dico il Val. (il quale corregge «abella» e, per la rima, cambia, nel v. precedente, «essa» in «ella»), ma neppure il copista di C, che, in luogo di «ed abessa» legge «da bassea», senza tener conto né del senso, né della rima. Ancora è da chiarire la forma sintattica: «und’è sol essa,... se tutto sembrai neente» che vale: è solo per merito o colpa sua, se ecc. Il Val. anche qui emenda «se» in «che».

v. 131. Con questo verso s’inizia una stanza che ci è giunta irrimediabilmente guasta attraverso gli unici due mss. che ci conservano la canzone. Il senso, anche per l’incertezza e le lacune dei mss., non è sempre chiaro. Quanto al «de’» del primo verso mi pare si possa accogliere senza esitazione, anche perché il «deo» di B è forse un lapsus per «dea». Che si tratti di terza pers. è dimostrato anche dal «catuno» del v. 133 che par certo il soggetto, se il senso è: ciascuno secondo la legge naturale e divina deve portar te, o amor buono come a se stesso cosí anche a chi s’avvicina con esso a Cristo e cioè ai confratelli dell’ordine, perché essi sono fratelli in carne e spirito, perché appartengono alla stessa madre chiesa e sono come le membra di un sol corpo e destinati allo stesso gaudio eterno. Il Val. integra la lacuna del ms. B al v. 137 con la felice congettura di un «bona», escludendo le rime: «padre: madre» di C, le quali sono evidentemente un ripiego per ristabilire la rima, mancante a causa della lacuna che è chiaro debba risalire ad un archetipo comune a B e C.

vv. 141-T47. Il v. 141 manca in B e la lacuna è tanto piú grave, in quanto in corrispondenza il ms. C. ha una lez. alquanto confusa. In B leggiamo: «come può stare senza se homo in onni bono solo ecc.»; in C: «perke star senza amico bono: como postar senza se homo: come puote hom inogne bono solo ecc.». Il Val.: «Come può stare senza te uomo... In ogni bono solo