Pagina:Guittone d'Arezzo – Rime, 1940 – BEIC 1851078.djvu/336

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332 nota


v. 20 seg. Intendo: ogni cosa alla quale l’onore non sia partecipe, non dá buon frutto; s’allontana (dalla via buona) e dimora e vive insieme con ogni bruttura, v. 32: «regna», latinismo: regni.

v. 52. Intendo: che un uomo il quale sia valoroso, sia, come deve, giovevole alla gente.

v. 55 segg. Passo molto oscuro. Intendo: Dunque si vuole che assolutamente — e questo è tutto il fatto — guidi e conservi la misura e si attenga ai freni e valga tanto quanto deve valere; ché dal momento che cosí appare alla gente, si manifesta che il valore avvenga (provenga, derivi) di lá donde convenga (sia conveniente) il venire, per modo che ciascuno si volga ad ottenerlo.

v. 65 segg. Il senso è: Se io son saggio, per por degnamente fine al mio discorso, mi conviene ora trattare del conservar l’onore (conforme all’ordine predisposto ai vv. 11-16). Ma per avvicinarsi ad un porto veramente buono, dovrei esser ben abile nel dire, e non lo sono. Parlo cosí come so; e perciò non mi si riprenda, ma si guardi più oltre di quel che io insegno.

v. 81 segg. Le tre strofe segg. di congedo mancano nel ms. C e solo le prime due sono nel ms. A. Come G. in un componimento ch’è senza dubbio da assegnare al secondo periodo della sua vita si rivolge con tanta deferenza e stima al conte Guido Novello, noto capo dei ghibellini di Firenze e di Toscana dopo Montaperti? Forse perché nel 1266 dopo la sconfitta di Manfredi Guido Novello cercò di placare gli animi, facendo eleggere podestá di Firenze i due frati gaudenti Loderigo degli Andalò e Catalano de’ Malavolti, il primo dei quali fu fondatore dell’ordine; e forse è da attribuire a questo periodo di buon accordo del conte Guido coi cavalieri di S. Maria la canz. con i primi due commiati, come si legge nel ms. A. Il terzo commiato potrebbe essere stato composto piú tardi, in sostituzione dei primi due, in un momento in cui i rapporti col conte Guido erano probabilmente meno cordiali. Il senso peraltro del primo commiato non è chiaro, specie nell’allusione del v. 90 a Corona, che anche il Val. stampa con la maiuscola, in quanto nome di luogo. Forse Monte Corona nell’Orvietano?

v. 83: «’n sua via», nella via dell’onore.

XLIV. v. 23. Verso mutilo in entrambi i mss. Il Val. congettura: «dalla grazia divina in lor s’agenza», dando al vb. «s’agenza» un significato che non è il comune.