Pagina:Guittone d'Arezzo – Rime, 1940 – BEIC 1851078.djvu/358

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354 nota


88, v. 13: «doe» è ricostruz. del Pell. da «c̦oe» di B e «duo» di A. Ma non accetto la punteggiatura del Pell., intendendo: l’amore fa il cuore desideroso e pieghevole all’amore o meno, in modo che due si accordino; il fatto che l’uno ama e l’altro no, è caso disgraziato, del quale esso amore non è causa.

92, vv. 1-4. Il senso non chiaro fu cosí fissato dal Pell.: «Io non crederei che nessun amante, tra quelli che si dolgono della crudeltá dell’amata, sia in condizione sí triste da non vedere nell’aspetto di lei qualche traccia almeno di benevolenza».

95, vv. 3-4. Cioè: si vuole, occorre che ragionevolmente guardi se la donna è di condizione superiore, o pari, o inferiore.

96, v. 1: «saggio». Il Pell. facendo «l’amante» soggetto di «volsi», spiega «saggio» come aggettivo e nota «il doppio ricorso in rima (vv. 1 e 3) della forma «saggio» con valore d’aggettivo». Ma il Parodi propose di spiegare «saggio» del primo verso come sostantivo: «di ciascuna (rispetto a ciascuna) si vuole avere informazione particolareggiata e «saggio», cioè esperienza, e studiare ciascun singolo caso. E poi pare che continui dicendo: Badate però, che quando avrete ben tutto considerato, rimane sempre come regola generale questa che si deve essere fin da’ primi principii saggi e cortesi».

v. 13. Il Parodi propose di emendare «è» in «á», e certo il senso, senza cambiare, risulterebbe piú chiaro: è di maggior forza.

98, vv. 1-8. Intendo: Verso la maggiore occorre comportarsi similmente (che verso la «sormaggio»): lodarla e dire e fare verso di lei in ogni occasione ciò che le sembri gradito. Ed occorre («se vol») dire o far dire ch’egli vuol sempre esser suo fedele.

vv. 9-14. Nelle terzine il testo è corrotto. Il Pell. ha tentato una ricostruzione che soddisfa il senso e che ho accolto.

104, v. 12: «n’ho». Il Pell. emendò: «n’á» ritenendo che in questo verso non continui il soliloquio della donna. Credo, col Parodi, opportuno lasciare intatta la lezione dei mss.

v. 14: «ove». I mss. hanno «e ne» e il Pell.: «e’ ve lei p.» spiegando: «nel quale egli possa parlarle e forse le faccia anche