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di guittone d'arezzo 69


ch’ello te crede dio potente e santo;
e tal però ch’altrui ingegna e frauda;
20e’l vile pro, parlador lo nescente,
e lo scarso mettente,
e leal lo truante, e ’l folle saggio
dic’om che fai, e palese ’l selvaggio!
Ma chi ben sente el contrar vede aperto;
25e, s’esso fosse, certo
onta gli è, perché folle n’è la cagione,
e perché non misura hai, né ragione;
e s’ei fosse, ch’al ben far non soggiorna,
ma parte, amor partendo, onta li torna;
30ché, fallendo ben far, pregio è diserto.
     Dicon anche di te, guerra, i nescienti
che’l ben lí è troppo e, s’è mal, sí n’è bono;
ciò che non per ragion defender pono,
ma fai lor sí parer, tant’haiti venti.
35Ché ’l prencipio n’è reo, ch’attende e brama
ciò che maggiormente ama:
mangiar, dormir, posar non può, pensando
pur di veder lei, che lo stringe amando;
e ’l mezzo è reo, ch’adessa el fa geloso,
40affannato e bramoso:
sta manti giorni, e poi pascesi un’ora,
o poco o troppo, in angoscia e in paura.
E, se bon fosse e’l primo e’l mezzo e tutto,
la fine al tutto è rea, perché destrutto
45prencipio e mezzo, reo te solo coso.
     Peggio che guerra, via reo se’ piú ch’omo,
ché l’omo perde in te discrezione
e la razionale operazione,
perché non poi tra gli animali è omo;
50ch’el mesconosce Dio, e crede, e chiama
sol dio la donna ch’ama.
Con magna gioia el suo strugge, e li pare
ricco conquisto ed onorato fare,