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Pagina:Guittone d'Arezzo – Rime, 1940 – BEIC 1851078.djvu/82

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78 canzoni ascetiche e morali


e ’n giudicio di non saggio e saggio.
Di bon porta ver saggio
20quel che giudica bon, sano, saccente.
     Chi più è bono, bon conosce a meglio,
e, con meglio, megli’ave in amore,
perch’ama in suo valore
retto, giusto, ben catuna cosa;
25und’alma piú che corpo ama, e sa i meglio
cielo che terra, quanto e ’l sa migliore;
e d’amor fa savore,
nel quale dolce par cosa noiosa.
Quanto tradolce dolc’è in essa donque!
30E se ’ffannoso è bono alcuna fiata,
scifal giá non, bon, ma piú ’l desìa.
Prod’om cher pugnar pria
con prode che con vil, che non vole onque:
ov’è valor, fa valore e porge merto.
35Gravezza in corpo certo
face, oh, che poco, ov’è dolcezza in core!
E, quando evvi amarore,
non guaire corpo in agiar ben monta.
Ov’om falla e prend’onta,
40onni sua gioi de noi dea star meschiata.
     Non ha giá mai savor non bono a bono,
ni fore suo savor propio è bon loi,
sí como è certo noi.
Carnal piacere odiaro e mondan santi,
45e lo despiacer quasi amò catono;
e se dicem, Dio ciò fece nei soi,
troviall’anche in altroi,
in filosofi orrati e magni manti;
ch’è ben razional seguir ragione
50e non sensi gauder, ma intelletto.
E no ’n vizio ma vertú ho gaudio assai;
gaudio in vizio è non mai,
se ’n natura non ven corruzione,