Pagina:Guittone d'Arezzo – Rime, 1940 – BEIC 1851078.djvu/153

Da Wikisource.

di guittone d’arezzo 149

20

La donna, cui ha confessato il suo torto e il suo proponimento, dichiara
che neppure volendo avrebbe potuto opporsi al suo desiderio.


     E poi lo meo penser fu sí fermato,
certo li feci tutto el convenente:
sí come disleale erali stato
e como mi promisi esser me gente.
     5Reconoscente foi del meo peccato,
e fermaime di lei non prender nente,
se nol mertava pria, sí ch’onorato
fosse ’l prendere e ’l dar compitamente.
     E pregai che, per Deo, non si sdegnasse,
10ma desseme di sé piena fidanza
d’intender me fin ch’eo di cor l’amasse.
     Ed ella disse me che ’n mia possanza
s’era sí misa, che, s’ormai vetasse
lo meo piacer, li torneria ’n pesanza.

21

Vuole innamorare di lei la sua anima.


 
     En tale guisa son rimaso amante
e disioso di voler amare,
sí che lo core meo tutto e ’l sembiante
aggio locato in ciò dir sempre e fare.
     5E lo savere meo mi mette avante
ch’eo deggia la mia alma inamorare
di lei, che amo piú che tutte quante
l’altre del mondo, e piú mi piace e pare.
     Ma tuttavia l’amor quasi è neente
10ver quel ch’eo so ch’ad amare convene,
che prendere e donar vol giustamente.
     Ma, como in ferro piú che ’n cera tene
e val entaglia, varrá similmente
amor, ch’è ’n me piú che ’n altro servene.