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188 | sonetti d'amore |
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che cosa alla maggiore,
Ver la maggio si vol quasi tenere
simele modo, sí como laudare,
e tanto dire e fare e mantenere
4sape di ben, ver di ciascuno afare.
E, tanto è grazioso il suo piacere,
che suo fedel, com più lei possa amare,
e’ vol sempre esser del corpo e podere,
8se vol dire, com’io dissi, o dir fare.
E, poi ch’el s’è sí lei tutto donato,
piaccia d’esser ver lui tanto pietosa,
11che li doni sua grazia e suo bon grato,
almeno en dire ed en sembrar gioiosa;
e sentesi sí ben sovramertato
14e pago sí, che mai non brama cosa.
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e che cosa alla pari.
E lei ched è si par, com’aggio detto,
de’ l’omo certo reverenza fare,
ch’omo nom po, secondo il mio intelletto,
4verso d’alcuna troppo umiliare
per conducere a ben lo suo diletto:
ch’umeltá fa core umele fare
e lauda le fa prender bon rispetto
8e tollele de laida responsion fare.
Dunque umilmente laudando lei faccia
dire, o ver dica, quanto po più bene,
11com’è suo tutto in far ciò che le piaccia;
e pregando per Deo e per merzene
ritegnalo basciando infra sue braccia,
14che ciò e tutta sua voglia e sua spene.