Pagina:Hoffmann - Racconti I, Milano, 1835.djvu/47

Da Wikisource.

xxxiii

sche che offrono ai nostri sguardi i più strani e i più complicati mostri, centauri, griffoni, sfingi, chimere; infine tutte le creazioni di un’immaginazione romanzesca. Simili composizioni possono abbagliare per una fecondità prodigiosa di idee, pel brillante contrasto delle forme e dei colori, ma non presentano nulla che possa illuminare lo spirito o soddisfare il giudizio. Hoffmann passò la sua vita, e certamente non poteva essere una vita felice, a tracciare senza regola e senza misura delle immagini bizzarre e stravaganti, che in fine non gli procacciarono che una riputazione molto inferiore a quella che avrebbe potuto acquistare col suo ingegno, se lo avesse sottomesso alla direzione di un gusto più sicuro o di un giudizio più solido. Vi è luogo di credere che la sua vita fu abbreviata non solo dalla sua malattia mentale, ma ancora dagli eccessi ai quali ebbe ricorso per preservarsi dalla melanconia, e che agivano direttamente sul suo spirito. Noi dobbiamo compiangerlo tanto più che a malgrado di tanta divagazione, Hoffmann non era un uomo ordinario; e se il turbamento delle sue idee