Pagina:Hoffmann - Racconti I, Milano, 1835.djvu/35

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la fortuna di Hoffmann era stata notabile il giorno antecedente, allora si avrebbe potuto credere che un potere soprannaturale avesse fatto un patto con lui per secondarlo; ogni carta gli era favorevole; ma lasciamo parlare egli stesso.

“Io perdei ogni potere sui miei sensi, ed a misura che l’oro si ammonticchiava davanti a me io credeva fare un sogno del quale non mi risvegliai che per portarmi via quel guadagno tanto considerabile quanto inaspettato. Il giuoco cessò secondo l’uso a due ore della mattina. Mentre stava per abbandonare la sala un vecchio ufficiale mi pose la mano sulla spalla e indirizzandomi uno sguardo severo: O giovane, egli mi disse, se voi, continuate in questo modo, farete saltare la banca; ma quando anche ciò fosse, voi siatene certo, non sarete per ciò una preda meno sicura pel diavolo, che il resto de’ giuocatori. Egli uscì subito senza aspettare nessuna risposta. Il giorno principiava a spuntar quando rientrai in casa mia e copersi la tavola coi miei mucchi d’oro. Immaginatevi che cosa dovesse provare un giovane che in uno stato di dipendenza assoluta e colla borsa ordinaria-