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pio uccise tre persone, Keller lasciò cadere la sua tazza, ma Hoffmann dopo aver vuotata la sua: “che cosa è mai la vita? gridò filosoficamente, e quanto è fragile la macchina umana che non può resistere allo scoppio di un ferro ardente!”
Nel momento in cui si ammucchiavano i cadaveri in quelle fosse immense che sono la tomba del soldato egli visitò il campo di battaglia, coperto di morti e di feriti, di armi spezzate, di schakò, di sciabole, di giberne, e di tutti gli avanzi di una battaglia sanguinosa. Egli vide anche Napoleone in mezzo al suo trionfo, e lo intese indirizzare ad un aiutante collo sguardo e colla voce del leone, questa sola parola. “Vediamo.”
E rincrescevole che Hoffmann non abbia lasciato che delle note poco numerose sugli avvenimenti dei quali fu testimonio a Dresda, e di cui egli col suo spirito osservatore e col suo talento per la descrizione avrebbe potuto tracciare un quadro sì fedele. Si può dire in generale delle relazioni di assedii e di combattimenti ch’esse figurano piuttosto dei piani che dei quadri e che se possono