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il violino di cremona. 13

cale vicino a lei, molto meno che Antonia canti. Egli non le permette neppure di cantare nella sua casa, e così il canto ch’ella ha fatto udire in quella notte memorabile è dimorato come una tradizione, e quelli stessi che non vi si trovarono dicono sovente, quando una nuova cantante viene a esordire. Questo, canto non è nulla; Antonia sola sa cantare!


CAPITOLO III.


Si sa quanto le cose fantastiche mi colpiscano e mi commuovano. Io giudicai indispensabile di fare la conoscenza di Antonia. Aveva già saputo alcuna delle conghietture del pubblico su questa giovinetta, ma io non sospettava ch’ella vivesse nella città sotto la dominazione del bizzarro Crespel. Nella notte seguente io sognai, come era naturale, del canto meraviglioso d’Antonia, e siccome ella mi supplicava molto teneramente di salvarla, in un adagio composto da me stesso, io risolvetti ben presto di diventare un secondo Astolfo, e di penetrare nella casa di Crespel, come quegli nel castello incantato d’Alcina.

Le cose passarono più pacificamente di quello che io aveva pensato, perchè, appena ebbi veduto due o tre volte il consigliere e gli ebbi parlato con qualche calore della struttura de’ buoni violini, che m’impegnò egli stesso a visitare la sua casa. Io mi resi al suo invito, ed egli mi mostrò il suo tesoro di violini. Una dozzina di questi istrumenti era appesa nel suo gabinetto. Io ne osservai uno che portava le tracce d’una remota antichità e molto riccamente scolpito. Era sospeso al di sopra degli altri, ed una corona di fiori, dalla quale era sormontato, sembrava indicarlo come re degli istrumenti.

— Questo violino, mi disse Crespel, è un lavoro meraviglioso d’un artista sconosciuto che viveva senza dubbio al tempo del Tartini. Io sono convinto che vi è nella sua costruzione interna qualche cosa di particolare, e che un segreto ch’io cerco da lungo tempo si svelerà ai miei occhi quando smonterò questo istrumento. Ridete della mia debolezza se volete, ma quest’oggetto inanimato al quale do, quando voglio, la vita e la parola, mi parla sovente in un modo meraviglioso, e quando lo sonai per la prima volta, mi sembrò di non essere che il magnetizzatore che eccita il sonnambulo e l’ajuta a rivelare le sue sensazioni nascoste. Voi pensate bene che questa pazzia non mi ha mai occupato seriamente, ma è da avvertire ch’io non ho mai potuto decidermi a distruggere questa sciocca macchina. Io sono contento adesso di non averlo fatto, perchè dopo che Antonia è qui, io suono