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il violino di cremona. 15

di stornarla, e colla sua voce aspra e modulata la riconduceva sopra qualche soggetto insipido e volgare.

Io vedeva allora, al profondo dispiacere che si dipingeva negli sguardi d’Antonia, che il consigliere non aveva avuto altro disegno che di sfuggire un invito a cantare; io non vi rinunciai. Gli ostacoli che mi opponeva il consigliere aumentavano la voglia ch’io aveva di sormontarli, ed io provava il più violento desiderio di sentire il canto di Antonia, del quale i miei sogni erano riempiti. Una sera io trovai Crespel del più bell’umore: egli aveva spezzato un violino di Cremona, ed aveva trovato che le tavole d’armonia erano collocate una mezza linea più vicine l’una all’altra che al solito. Qual preziosa scoperta per la pratica! Io pervenni ad infiammarlo parlandogli del vero modo di dirigere il suo istrumento. I grandi e veri maestri del canto che citò Crespel mi condussero a fare la critica del metodo di canto che consiste a formarsi secondo gli effetti dell’istrumento. — Che vi è di più assurdo, gridai slanciandomi dalla mia sedia verso il pianoforte che io aprii spontaneamente, che di più assurdo di questo metodo che sembra versare i suoni ad uno ad uno sulla terra! Io cantai allora alcuni pezzi nuovi che confermavano le mie parole e li accompagnai a quella foggia che avea biasimata. Crespel scoppiava dalle risa e gridava: Oh! oh! mi sembra di udire i nostri tedeschi italianizzati, allorchè cantano del Puccita o del Portogallo!

— Il momento è arrivato, pensai, e indirizzandomi ad Antonia: Io sono sicuro, le dissi, che questo non è il vostro metodo, e nello stesso tempo incominciai un pezzo ammirabile del vecchio Leonardo Leo. Le guance d’Antonia si animarono d’un colorito ardente, uno splendore celeste venne a rianimare i suoi occhi; ella accorse al pianoforte ed aprì le labbra. Ma nello stesso tempo Crespel si avanzò, mi prese per le spalle, e mi disse colla sua voce agrodolce: — Io confesso, mio degno e rispettabile studente, che mancherei a tutte le convenienze e a tutti gli usi, se esprimessi altamente il desiderio che ho che il diavolo vi prenda e colle sue griffe vi porti fino nel fondo dell’inferno; del resto questa notte è molto oscura, e quando anche non vi gettassi dalla finestra, voi durereste fatica ad arrivare sano e salvo al basso della scala: prendete dunque questo lume, riguadagnate la porta, ricordandovi che avete in me un vero amico, benchè possa accadere che non lo troviate più in casa.

A queste parole egli mi abbracciò e tenendomi stretto in modo da impedirmi di gettare un solo sguardo sopra Antonia, mi condusse sino alla porta.