Pagina:Hoffmann - Racconti II, Milano, 1835.djvu/154

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liberarlo, poichè, la mattina, quando il sole ritornò a rischiarare l’appartamento colla sua dolce ed amichevole luce, non si risvegliò egli dal profondo svenimento ove era stato immerso dall’eccesso dei suoi mali, ed il suo martirio non ricominciò esso di nuovo! Ei non poteva movere nessun membro, ma il suo pensiero batteva il cristallo e gli rimandava romorose dissonanze; ed invece delle parole piene di ragione che ii suo spirito poco prima gli dettava, egli non udiva più nella sua testa che il sordo mormorio della demenza.

Allora egli,gridò nella sua disperazione; “Oh Serpentina! — Serpentina, liberami da questi tormenti infernali!” E fu come se dei leggieri sospiri agitassero l’aria, e questi sospiri si ripiegarono verso la bottiglia, come le foglie di sambuco verde e trasparenti; il romore cessò lo splendore abbagliante scomparve, ed Anselmo respirò più liberamente. “Ma non sono io stesso la cagione di tutta la mia disgrazia? Ahimè! non t’ho io crudelmente offesa, amabile Serpentina! non ho io concepito un miserabile dubbio sulla tua esistenza? Non ho io perduta