Pagina:Hoffmann - Racconti II, Milano, 1835.djvu/63

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mentarmi. — Ma succeda quello che si vuole! tu esisti, o amabile Serpentina, tu riempi la mia anima di un fuoco divorante! e tu sola puoi calmare il desiderio che mi consuma. — Ahimè! quando potrò io contemplare ancora i tuoi begli occhi, cara, cara Serpentina!” — lo studente Anselmo gridava queste parole con tutta la sua forza — “Ecco un miserabile nome pagano, mormorò una voce di basso appartenente ad un tale, che dopo la sua passeggiata tornava a casa. Lo studente Anselmo avvertito a proposito del luogo ove si trovava, si allontanò a passo rapido, dicendo sotto voce: “Non sarebbe forse una vera disgrazia per me l’incontrare adesso il vicerettore Paulmann o il registratore Heerbrand!” Ma egli non incontrò nè l’uno nè l’altro.