Pagina:Hoffmann - Racconti II, Milano, 1835.djvu/71

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più toccar nulla. Fanny lasciò il suo telajo con aria seria e tranquilla, e disse: “Che hai tu dunque oggi, sorella mia, tu getti da una parte e dall’altra tutto quello che tocchi, e fai risonare il vasellame con un rumore prodigioso”. Aspetta, io ti ajuterò. Ma già le loro allegre amiche entravano ridendo, e Veronica si accorse allora ch’ella aveva preso il tubo della stufa per un fantasma, e il grido acuto della porta mal serrata per parole minacciose. Presa però da un terror profondo essa non potè rimettersi così presto, che la sua indisposizione, tradita d’altronde dal pallore e dal turbamento del suo viso, potesse sfuggire alle sue amiche.

Quindi interrompendo ad un tratto i piacevoli racconti che avevano cominciati, esse obbligarono Veronica di dir loro quello che la tormentava: ella confessò loro che si era data a strani pensieri, e che subitaneamente, e in pieno giorno aveva avuta una tremenda paura degli Spiriti. Allora essa loro dipinse sì vivamente il piccolo uomo grigio che aveva veduto in tutti i cantoni della camera, ridente sempre e sempre sogghignante, che le signore Oster si guardarono timi-