Pagina:Hoffmann - Racconti II, Milano, 1835.djvu/96

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appena l’originale. — Gli sembrava che tutte le lettere fossero tracciate sulla pergamena e ch’egli non avesse che da annerirle. E così, circondato da tenere e consolanti armonie e qualche volta percosso da un alito soave, egli continuò il suo lavoro sino al momento in cui sonarono le sei e l’archivista entrò nell’appartamento.

Egli andò verso la tavola, sorridendo in un modo singolare: Anselmo si alzò senza dire una parola, l’archivista lo guardava ancora con un’aria passabilmente ironica; ma appena egli ebbe guardata la copia dello studente che tutti i muscoli della sua faccia si contrassero, ed al sorriso succedette la serietà più profonda e più solenne. Ben presto egli sembrò tutto cambiato. I suoi occhi che poco prima gettavano fiamme, fissavano ora Anselmo con una dolcezza inesprimibile, un leggiero incarnato colorò le sue guancie pallide, e le sue labbra, sulle quali riposava l’ironia, sembravano aprirsi con amenità per pronunciare parole piene di saggezza. Tutta la sua persona era diventata più grande, più maestosa; la sua am-