Pagina:Hoffmann - Racconti III, Milano, 1835.djvu/11

Da Wikisource.

stra velata della casa vuota. Dove m’ avvidi che la tenda della finestra più attigua alla bottega del confettiere cominciava ad agitarsi. Cavai il mio cannocchiale di tasca, e vidi assai chiaramente una mano di donna d’ un candoré senza pari, e di forme graziose. Le sfolgorava un brillante al .dito mignolo, ed un ricco braccialetto le cingeva il braccio estremo voluttuosamente rotondo. Cotesta mano pose sul davanzale della finestra un fiasco di cristallo e sparve dietro la tenda.

Io mi sostai tutto abbacinato ed agitato in ogni fibra da un singoiar sentimento; non poteva spiccarmi dalla contemplazione della finestra, e quasi durava fatica a espirare, e quando tornai in me stesso, mi trovai stipato da un gran numero di persone d’ ogni specie che mi guardavano con un’ aria curiosa. Il che m’ avrebbe oltremodo crucciato, se non avessi:

pensato che il popolo è lo stesso in tutle:

le grandi città; però mi sottrassi piana— mente, e il demonio prosaico mi-zufolò assai distintamente all’ orecchio che io aveva veduto la moglie del confettiere in abito da festa posare una bottiglia , d’ acqua di rosa sul davanzale. E in queIX